Negli ultimi anni, i club privati destinati ai soli uomini sembrano vivere quella che non è esagerato definire una seconda giovinezza. E oltre a Londra, città in cui sono nati, godono di un ottimo riscontro in tutto il mondo. Entrare in questi luoghi significa sentirsi parte di un’élite, e potersi rilassare e divertirsi certi di vedere tutelata la privacy. Nel tempo i club per gentiluomini si sono aperti a nuovi interessi. Oltre a giocare a biliardo o bridge, gli iscritti hanno la possibilità di discutere di affari, arte, filosofia e letteratura, magari assaporando piatti gourmet. Ma qual è il club più antico? Il White’s club, fondato a Londra nel 1693 da un italiano, il veronese Francesco Bianco, che decise di cambiare il proprio nome assumendo quello di Francis White. Nelle prossime righe, oltre a ripercorrere la storia del White’s, verranno fornite informazioni anche sugli altri club inglesi e non solo.
Da cioccolateria a club esclusivo
Anche se da appassionato di giochi d’azzardo probabilmente avrai già sentito parlare del White’s, probabilmente ignorerai il fatto che, in precedenza, quel celebre luogo era stato una cioccolateria. Il già citato Francesco Bianco inaugurò la “White’s Chocolate House” nel 1693 in Chesterfield Street, al numero 4. Ed essendo il cioccolato una prelibatezza rara, e in quanto tale costosa, a frequentarla era una clientela piuttosto esclusiva. L’ottimo riscontro ottenuto convinse Bianco a inserire sia i liquori che il gioco d’azzardo. I principali frequentatori? In primis nobili e membri dell’aristocrazia, seguiti da giovani rampolli d’origine altolocata e uomini d’affari. Non furono pochi a replicare la sua idea, dando luogo a un numero importante di club esclusivi. Il successo fece sorgere la necessità di operare un’attenta selezione della clientela all’entrata e, al contempo, di tutelare la privacy degli ospiti.
Una popolarità che non accenna a diminuire
Fu nel corso degli anni ’80 del XIX secolo che il White’s raggiunse il suo periodo di massimo splendore. D’altro canto, il club costituiva un posto perfetto in cui parlare di politica. Allo stesso tempo, veniva dato modo di comprare biglietti per gli spettacoli teatrali. Una scelta che permetteva di incassare i diritti di prevendita, andando così a coprire gli ingenti costi legati alle materie prime di alta qualità utilizzate. E considerando quante fossero le persone attratte dal teatro, la mossa si rivelò vincente. Il White’s club si trasferì nel 1778, posizionandosi al 37 di St. Jame’s Street, luogo in cui si trova ancora oggi. A ospitare il club è un edificio di 5 piani realizzato in pietra di Portland, dotato di tetto in ardesia e con una facciata in versione vittoriana reso ancora più elegante da motivi francesi. Fu negli anni ’70 del XX secolo che la parte esterna venne ridipinta di colore azzurro, fatta eccezione per alcune rifiniture bianche. Tra i membri più celebri è possibile citare il principe Carlo che, nel 1981, decise di festeggiare proprio al White’s l’addio al celibato prima di convolare a nozze con la compianta Lady Diana. Anche il figlio ed erede al trono, William, è entrato a far parte dei membri. Nonostante sia trascorso diverso tempo dalla sua fondazione, il White’s è ritenuto da moltissime persone come il club privato più esclusivo della Capitale. Ad affiancarlo sono l’Arts Club, l’Annabel’s, il Groucho, il Carlton e il Garrick. Se sei alla ricerca di un club più moderno, potrai dirigere la tua attenzione verso il Devonshire Club, il Shoreditch House e il Mark’s Club.
L’eccezionale comparsa della Regina Elisabetta II al White’s club
Tutti coloro che hanno una minima conoscenza di club privati sono consapevoli di come le donne, al pari di quanto accade ancora in molti di questi luoghi, non siano mai state ammesse al White’s. In realtà, in un’occasione la regola in oggetto è stata “violata”. È stata la Regina Elisabetta II l’unica esponente dell’universo femminile ad aver varcato la soglia nel lontano 1991, accompagnata dal figlio Carlo: dopo di lei, le porte per il gentil sesso si sono richiuse. Ma entrare non è semplice neppure per gli uomini. La lista d’attesa è lunghissima, anche perché sono 35 i membri chiamati a dare garanzie su ogni nuovo candidato. Se è vero che il White’s club è ancora oggi “only for men”, altri circoli si sono “arresi”, e hanno da tempo iniziato ad accettare donne come membri. Nessuna concessione, invece, almeno negli ambienti più tradizionalisti, alla tecnologia, a partire da smartphone e tablet. Pollice verso anche per gli abiti casual.
Non solo Londra: i club più esclusivi del Vecchio Continente
Se Londra è definibile come la “Capitale” dei club, anche altre grandi città dispongono di luoghi esclusivi molto celebri. Parigi, ad esempio, può fregiarsi della presenza del Saint James Club e del Cercle de l’Union Interalliée. Mosca, dal canto suo, può proporre il Monolith. Per quanto riguarda l’Italia, Roma dispone di due club di prestigio come il Nuovo circolo degli scacchi e il Circolo della Caccia. A Milano spiccano il Circolo dell’Unione e, soprattutto, il Clubino, un locale che vanta più di 100 anni di storia e, da sempre, è frequentato dai grandi nomi dell’industria finanziaria. Ma quanto costa entrare a far parte di un club? Le cifre richieste per effettuare l’iscrizione sono inevitabilmente commisurate all’esclusività del luogo. Nel nostro Paese, ad esempio, gli importi variano tra i 2.000 e i 6.000 euro, cui si vanno ad aggiungere altri 2.000 euro per la retta da corrispondere annualmente.
Dall’Oriente agli Stati Uniti i club più famosi del mondo
Lasciando l’Europa e spostandosi verso Oriente, Pechino, Hong Kong e Singapore propongono i China Club di proprietà di Sir David Tang. A partire dagli anni ’90, tali club hanno iniziato a rappresentare un punto di ritrovo di lusso per uomini d’affari occidentali e ambasciatori. Dirigendo lo sguardo ancora più lontano, giungendo fino agli Stati Uniti, in America è Philadelphia a presentare il club più antico. Ma è New York in cui si ha la più alta concentrazione. I più noti sono il Metropolitan, l’Unione e il Knickerbocker. A impressionare, nel circuito statunitense dei club, è l’elevatissimo numero di iscritti. Per rendersi conto della portata è sufficiente ricordare come il solo Yale Club possa vantare circa 12.000 membri. Elevate sono anche le quote per l’iscrizione; il Core, ad esempio, chiede il pagamento di 50.000 dollari.