Solitario di Napoleone: l’origine di un passatempo caro al Bonaparte
Quando si pensa ai solitari la prima cosa che viene in mente è un veloce e ingegnoso passatempo di carte che può svolgersi secondo regole e varianti molto diverse fra loro. L’origine del solitario è dubbia e probabilmente si perde nella notte dei tempi, ma probabilmente, pensando al modo di posizionare sul tavolo da gioco le carte – suddivise per seme e impilate – la sua nascita deve essere in qualche modo legata ai tarocchi e al modo in cui venivano sistemati dalle veggenti sul tavolo per predire il futuro. Il termine solitario compare, ad ogni modo per la prima volta, intorno al 1700 all’interno di un manoscritto ritrovato nel Nord Europa, per poi ripresentarsi spesso e volentieri lungo tutto il 1800 all’interno di manoscritti soprattutto francesi. Sono molteplici gli scritti che testimoniano che Napoleone, durante il suo esilio a Sant’Elena, trascorresse il tempo giocando al solitario, visto che non aveva altro da fare. Proprio per questo motivo, questa variante di solitario ha preso il suo nome.
Il primo a testimoniare il passatempo di Napoleone, fu William Warder, chirurgo britannico parte della Royal Navy. Imbarcato sulla nave HMS Northmberland, fu fra coloro che conobbero Napoleone durante il viaggio che lo conduceva all’isola di Sant’Elena. Il suo ruolo di medico chirurgo gli consentì di avere diversi colloqui con Bonaparte, ricorrendo a un traduttore. nel 1816 Warden pubblico i diari di quelle conversazioni a Londra. Nei diari era riportato come Napoleone Bonaparte amasse risolvere solitari durante il suo soggiorno a Sant’Elena. Questa sua passione ci porta a pensare che questa sua passione fosse antecedente all’esilio stesso. Molti solitari vengono attribuiti a sovrano in esilio: non si sa se fossero stati inventati da lui stesso o se invece, li avesse appresi da altri. Il solitario di Napoleone, ad esempio, conosciuto come il solitario de “I quaranta ladroni”, è stato esportato dalla Francia dapprima negli Stati confinanti, tra cui l’Italia, e poi nel resto del mondo.
I solitari nei libri stampati
Il solitario, in virtù della sua diffusione e dell’apprezzamento che molti giocatori gli hanno riservato, è divenuto protagonista anche di diversi libri mandati in stampa. Il primo, e più noto alle cronache, è “The complete book of Solitaire Games” mandato in stampa nel 1949. Scritto da quattro mani da Geoffrey Mott-Smith e Albert Morehead, è una disamina completa di tutti i solitari conosciuti sino a quel momento. Successiva a questa pubblicazione ricordiamo quella di David Parlett che ha scritto, più recentemente, il “Penguin Book of Solitaire”. Chi si sta avvicinando ai giochi di solitario dovrebbe leggere almeno una volta questi testi, che in tanti, considerano come dei capisaldi dei passatempi più apprezzati di sempre.
L’era digitale e i solitari: come i PC hanno aperto le porte ai passatempi di carte
Qual è il primo solitario a essere approdato sullo schermo di un PC? Sicuramente il “Solitaire Royale” che nel 1987 venne programmato per girare su un Pc-Desktop. L’inventore di questo nuovo gioco digitale fu Brad Fregger, il quale lo rese disponibile sia per i sistemi Macintosh che per gli MS-DOS anche se a renderlo disponibile sul mercato fu Spectrum Holobyte. Si dovette attendere il 1991 per potersi divertire con la Solitario Suite completa. Ideata da Randy Rasa contava 7 solitari e consentiva di muovere le carte e impilarle secondo la propria strategia di gioco, utilizzando il mouse. Non può mancare in questa disamina dei solitari digitali anche Microsoft Windows che nel 1990 lanciò il suo primo Solitario che si arricchì cinque anni dopo con la suite FreeCell.
In tempi più recenti, comunque, successivi allo scoccare del XXI secolo, i player, più o meno giovani, scelgono i giochi solitari proposti all’interno dei casino online. In modalità Free Online Games questi passatempi consentono di affinare le proprie strategie e, in alcuni casi, confrontare i propri risultati rispetto a quelli di altri player e, addirittura, organizzare tornei di gioco in cui sfidarsi e cercare di assicurarsi la vittoria.
Solitario di Napoleone: scopo del gioco
Per avviare questo solitario si utilizzano solitamente le carte francesi, anche se è possibile adoperare anche le 40 carte del mazzo italiano. Obiettivo del gioco è creare quattro file di carte, ciascuna delle quali deve includere solo quelle del medesimo seme. Le carte devono essere sistemate nel rispetto del valore progressivo delle carte, quindi dall’Asso al Re. I jolly devono essere rimossi.
Le regole del solitario
Dopo aver mescolato le carte si creano cinque file di carte scoperte. Al centro di ciascuna delle prime quattro file vanno posti i 4 assi. Procedendo dagli assi si sistemano 5 carte alla sinistra e cinque alla destra. Nell’ultima fila – la quinta – saranno presenti 8 carte. Mancando il quinto asso, si procederà a sistemare 4 carte a sinistra e quattro a destra dello spazio che dovrebbe essere occupato dall’asso.
Le regole del solitario prevedono che è possibile muovere solo le carte esterne di ciascuna fila. Gli spostamenti iniziali concessi sono quello del 2, sull’Asso del medesimo seme o di una carta al fianco di una più alta o più bassa, in modo da creare scale crescenti o decrescenti. I diversi movimenti sono necessari a liberare i 2 da muovere sui rispettivi Assi.
La strategia più utilizzata è quella di partire – quindi cercare di eliminare – da uno dei lati dell’ultima fila di carte, in modo da svuotarla. Altro consiglio utile è quello di creare sequenze decrescenti: ciò significa che le carte con valore più basso devono occupare le aree esterna alla fila. Solo così sarà possibile trasferirle sul tallone degli Assi.
Come raggiungere l’obiettivo di gioco? Potrai dire di aver risolto il solitario solo quando tutte le carte presenti sul tavolo saranno state impilate correttamente. Ciò significa che dovrai posizionare dall’Asso al Re tutte le carte del medesimo seme, nell’area centrale dove sono presenti gli Assi.