Nuovi strumenti per il contrasto del gioco patologico
A partire dal 2006, con l’introduzione dell’oscuramento dei siti senza licenza, AAMS ha iniziato a mettere in atto una serie di politiche e di strumenti che in teoria dovrebbero essere volte a tutelare i giocatori. Prescindendo per un attimo dal paternalismo che questo tipo di atteggiamento sottintende, è pur vero che il gioco patologico può essere un problema grave, e la messa in campo di strumenti a tutela dei giocatori per favorire una limitazione del fenomeno va apprezzata e perseguita.
Gli strumenti di tutela in Italia
Sono stati quindi introdotti nel corso degli anni diversi strumenti che in un modo o nell’altro favoriscono un gioco più consapevole e responsabilizzato.
I primi sono stati i limiti di gioco per sessione (per i tornei di poker 100 e 250€€, per il poker cash e il casinò 1.000€). Poi sono arrivati i limiti di deposito giornalieri, settimanali e mensili e le autoesclusioni temporanee e permanenti.
Tutti questi sono strumenti che in varia misura molti giocatori usano regolarmente, con obiettivi e modalità diverse. La consocenza di questi mezzi, e la loro progressiva obbligatorietà hanno aiutato molti a gestirsi al meglio senza farsi prendere troppo la mano.
Alcuni operatori (in particolare stranieri) hanno anche portato nel mercato italiano altri strumenti che sono imposti da altre regolamentazioni, come il limite di giocata e di perdita, che permettono di controllare in modo più dettagliato il proprio gioco.
Le associazioni contro il gioco patologico predicano da tempo l’introduzione di norme più stringenti a tutela dei giocatori (come il reality check o il panic button), ma in Italia la via maestra per la tutela contro il gioco patologico dovrebbe passare primariamente per migliori strumenti di controllo sul gioco fisico, ossia le slot da bar e le VLT.
Tuttavia questo tipo di gioco, essendo ancora completamente anonimo, ha come unico strumento di contrasto al gioco problematico la capacità dei gestori dei locali in cui sono installate le slot di capire se il giocatore sia a rischio, con tutte le limitazioni del caso.
Il registro unico degli autoesclusi
L’ultima novità in ordine di tempo introdotta da AAMS è stata, alla fine del 2017 il cosiddetto Registro Unico degli Autoesclusi (RUA), seguendo quindi l’esempio di altri enti regolatori che stanno implementando misure simili, come ad esempio la Gambling Commission inglese. Con l’ultimo aggiornamento del protocollo con cui vengono comunicati i dati dei giocatori ad AAMS, è stata infatti inserita la possibilità per i siti di gaming e scommesse, di comunicare all’anagrafe centrale, il codice fiscale dei giocatori che scelgono di autoescludersi, e il modo con cui questa cosa viene messa in pratica – ossia se l’autoesclusione è temporanea (per 30, 60 e 90 giorni) o permanente.
Il cambiamento principale che questo comporta, è che il giocatore che sceglie di autoescludersi lo fa per TUTTI i siti di gaming e betting. Nel momento in cui l’autoesclusione viene comunicata dal sito X, anche tutti gli altri siti non saranno più in grado di consentire il login a questo giocatre.
Questo tipo di scelta è stata motivata da AAMS per evitare che i giocatori a rischio di ludopatia che si autoescludevano da un dato sito, potessero poi “ricascarci” con l’iscrizione ad un altro portale di gioco.
A partire dal 12 febbraio 2018, è stato reso operativo questo nuovo protocollo, e quindi man mano che gli operatori lo adotteranno (si tratta di una cosa che sarà obbligatoria entro pochi mesi), sarà sempre più comune la situazione in cui l’autoesclusione su un sito sarà definitiva su tutti gli altri portali.
Da questo punto di vista, la responsabilità dovrebbe essere del portale di gioco, nel chiarire che quello che il giocatore sta facendo nello scegliere l’autoesclusione ha effetti potenzialmente più ampi da quelli che si aspetta (ovviamente senza voler dissuadere il giocatore dall’autoescludersi o limitarsi). Altrimenti il risultato è che una norma volta a tutelare i giocatori avrà soltanto il risultato di scontentarli.