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Clamorosa decisione della Corte di Giustizia Europea, che ha stabilito come la normativa italiana sulle scommesse non sia conforme agli articoli 43 e 49 del Trattato Comunitario. Ne dà notizia da Bruxelles l’agenzia Agipronews. La sentenza mina pertanto alle basi l’impalcatura del betting nazionale, con possibili effetti sull’intero sistema concessorio del gioco pubblico nel nostro Paese. La Corte – riferisce ancora Agipronews – ha poi stabilito che è altrettanto illegittimo imporre sanzioni penali a carico dei titolari di agenzie senza concessione collegate a un bookmaker estero, escluso ingiustamente dalle precedenti gare, anche dopo il nuovo bando destinato a rimediare a tale violazione.

La decisione della Corte comunitaria scioglie un nodo che alimenta da anni una serrata battaglia legale tra il bookmaker inglese Stanleybet, che intende operare in Italia anche in assenza di concessioni, e lo Stato italiano. Nel mirino, i centri trasmissione dati (i cosiddetti CTD), ovvero le agenzie che raccolgono le scommesse sul territorio nazionale collegate ai bookmaker esteri. Tutto nasce nel 2006, all’epoca del bando Bersani per l’assegnazione di diritti di concessione, al quale Stanleybet intendeva partecipare mantenendo anche la propria rete di centri di trasmissione di scommesse verso l’Inghilterra. I Monopoli di Stato risposero negativamente a tale richiesta, innescando un vero braccio di ferro con il bookmaker, il quale avviò una serie di azioni legali sostendendo l’incompatibilità di tale divieto con la libertà di stabilimento e circolazione dei servizi garantita dal Trattato Ue. Nel novembre 2009 la terza sezione della Corte di Cassazione rinviò alla Corte di Giustizia europea gli atti di un procedimento penale nei confronti di due titolari di centri trasmissione dati collegati a Stanleybet, rinvio che sospese l’esito di numerosi altri casi sollevati in diversi tribunali italiani.

Oggi, la sentenza della Corte comunitaria, che accoglie le istanze dell’operatore inglese, mettendo in discussione la validità del bando Bersani in quanto tutela quegli operatori promossi da una gara, quella del 1999, riconosciuta illegittima. Secondo l’interpretazione della Cassazione, la sentenza «conserva margini di incertezza che non sono stati risolti dalle pronunce precedenti della Corte comunitaria», in quanto nel nostro ordinamento «esiste un generale indirizzo di tutela dei titolari di concessioni rilasciate in epoca anteriore al bando di gara in questione, che aveva illegittimamente escluso una parte degli operatori». Nel nostro Paese il sistema scommesse è basato sul rilascio di concessioni da parte del ministero dell’Economia tramite i Monopoli di Stato. Il comparto nel 2011 ha prodotto quasi quattro miliardi di euro di fatturato e oltre 160 milioni di entrate erariali.



Clamorosa decisione della Corte di Giustizia Europea, che ha stabilito come la normativa italiana sulle scommesse non sia conforme agli articoli 43 e 49 del Trattato Comunitario. Ne dà notizia da Bruxelles l’agenzia Agipronews. La sentenza mina pertanto alle basi l’impalcatura del betting nazionale, con possibili effetti sull’intero sistema concessorio del gioco pubblico nel nostro Paese. La Corte – riferisce ancora Agipronews – ha poi stabilito che è altrettanto illegittimo imporre sanzioni penali a carico dei titolari di agenzie senza concessione collegate a un bookmaker estero, escluso ingiustamente dalle precedenti gare, anche dopo il nuovo bando destinato a rimediare a tale violazione.

La decisione della Corte comunitaria scioglie un nodo che alimenta da anni una serrata battaglia legale tra il bookmaker inglese Stanleybet, che intende operare in Italia anche in assenza di concessioni, e lo Stato italiano. Nel mirino, i centri trasmissione dati (i cosiddetti CTD), ovvero le agenzie che raccolgono le scommesse sul territorio nazionale collegate ai bookmaker esteri. Tutto nasce nel 2006, all’epoca del bando Bersani per l’assegnazione di diritti di concessione, al quale Stanleybet intendeva partecipare mantenendo anche la propria rete di centri di trasmissione di scommesse verso l’Inghilterra. I Monopoli di Stato risposero negativamente a tale richiesta, innescando un vero braccio di ferro con il bookmaker, il quale avviò una serie di azioni legali sostendendo l’incompatibilità di tale divieto con la libertà di stabilimento e circolazione dei servizi garantita dal Trattato Ue. Nel novembre 2009 la terza sezione della Corte di Cassazione rinviò alla Corte di Giustizia europea gli atti di un procedimento penale nei confronti di due titolari di centri trasmissione dati collegati a Stanleybet, rinvio che sospese l’esito di numerosi altri casi sollevati in diversi tribunali italiani.

Oggi, la sentenza della Corte comunitaria, che accoglie le istanze dell’operatore inglese, mettendo in discussione la validità del bando Bersani in quanto tutela quegli operatori promossi da una gara, quella del 1999, riconosciuta illegittima. Secondo l’interpretazione della Cassazione, la sentenza «conserva margini di incertezza che non sono stati risolti dalle pronunce precedenti della Corte comunitaria», in quanto nel nostro ordinamento «esiste un generale indirizzo di tutela dei titolari di concessioni rilasciate in epoca anteriore al bando di gara in questione, che aveva illegittimamente escluso una parte degli operatori». Nel nostro Paese il sistema scommesse è basato sul rilascio di concessioni da parte del ministero dell’Economia tramite i Monopoli di Stato. Il comparto nel 2011 ha prodotto quasi quattro miliardi di euro di fatturato e oltre 160 milioni di entrate erariali.

come volevasi dimostrare la legge "taliana" viola i diritti del libero mercato e della concorrenza

Modificato: da trottatore2

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