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3 ore fa, jackjoliet dice:

Dopo il riferimento di Rafelnikov al gioco degli scacchi, che ogni tanto pratico per hobby , ho provato a riflettere sulla "falsificabilità" della scienza  in tutti i suoi ambiti, cercando di capire come e se anche alla matematica, si possa applicare questo principio. 
E poi mi sono imbattuto in questo bel pensiero di Ramanujan:

"In Occidente permaneva un vecchio dibattito che si proponeva di capire se la realtà matematica fosse creata dai matematici o se, esistendo indipendentemente, venisse da loro semplicemente scoperta. Ramanujan era in tutto e per tutto per la seconda ipotesi: per lui i numeri e i loro rapporti matematici lasciavano comprendere come l'universo tutto fosse in armonia. Ogni nuovo teorema era un tassello in più nell'Infinito ancora sconosciuto. Perciò non stava facendo lo sciocco o il furbo o il genietto quando in seguito disse a un amico : << Per me un' equazione non ha senso, a meno che non esprima un pensiero di Dio>>."

( ROBERT KANIGEL - L'uomo che vide l'infinito. La vita breve di Srinivasa Ramanujan, genio della matematica (2003).)

 

Ho letto quel libro, la storia di Ramanujan sembra quasi inventata, tanto è massivamente reale. La posizione di Ramanujan viene definita "Platonismo matematico", platonisti furono (francamente non saprei adesso) la maggior parte dei grandi matematici. La posizione contraria si chiama "nominalismo", ed è a mio giudizio del tutto insostenibile. Esiste anche un "Platonismo musicale", nello stesso senso di quello matematico. Mozart, ad esempio, sosteneva di "leggere" e "vedere" la musica in una dimensione diversa dallo spazio/tempo convenzionale.

P.s.

A chi non è capitato, ascoltando la grande musica, di considerare: "Caspita, certo, è ovvio, non può essere che così"? E avere la certezza che da qualche parte quella musica fosse già dentro di te, che, non sapresti dire come, tu l'avessi già sentita.

A me capita, in forma imperiosa, con la musica di Mozart e Bach; soprattutto la Messa di Requiem e i Brandeburghesi. Roba da brividi!

Modificato: da Satori
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Sostengo da anni che alcune opere musicali sono talmente perfette che non possono essere generate dalla mente umana ma  sono presenti in altre dimensioni e che gli " DEI " alcune volte benevolmente permettono a qualche umano " privilegiato " di attingervi, non c'è altra spiegazione, infatti, gli autori " onesti " affermano sempre candidamente che la musica era già li bella e pronta e che loro non hanno fatto altro che metterla sulla carta.

 

felicità 

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2 ore fa, emgus dice:

Sostengo da anni che alcune opere musicali sono talmente perfette che non possono essere generate dalla mente umana ma  sono presenti in altre dimensioni e che gli " DEI " alcune volte benevolmente permettono a qualche umano " privilegiato " di attingervi, non c'è altra spiegazione, infatti, gli autori " onesti " affermano sempre candidamente che la musica era già li bella e pronta e che loro non hanno fatto altro che metterla sulla carta.

 

felicità 

Certo, caro Emgus, non avevo dubbi che (in questa prospettiva) tu fossi un platonista. Questo argomento cade a fagiolo per spiegare qual è, in ultima analisi, la differenza tra la mentalità moderna e quella antica. Lo farò senza usare i paroloni del filosofese dei filosofoni, e quasi in un battito d'ali.

L'uomo moderno pensa di possedere (in qualità di proprietario) verità, intelligenza e bellezza.

Perfettamente al contrario è la posizione dell'uomo antico, che pensava di non possedere nulla di proprio, e che fossero Verità, Intelligenza e Bellezza, a possedere lui. Due mondi inconciliabili, con nessun punto di contatto, che mai si incontreranno.

Mi viene in mente, a questo proposito, il romanzo "Il nome della rosa", una delle opere più artatamente mistificatrici mai concepite da mente umana. Eco descrive un Medioevo irreale, completamente falso, e presenta le posizioni di cui sopra, incarnate in Guglielmo da Baskerville e  Bernardo Gui, (perché questa è l'anima del romanzo) con la maniacale destrezza e professionalità del falsario. Non a caso, data l'epoca, il libro è stato tradotto in venticinque lingue. Ecco come si fa!

  P.s.

Vaccini, J-J, tanto per capire quanto snaturate sono le mamme degli altri Paesi; e, che Dio ce le mantenga, quanto sono attente e premurose (oltre che competenti)  le mammine italiane, che sicuramente faranno girotondi, sedute massive di yoga, e digiuni, per imporre i vaccini che salveranno le vite dei loro figlioletti.

Non è una meraviglia, J-J?

vaccini.jpg

Modificato: da Satori
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Questa è Luce !!!!!!!!!!!!

State andando alla grande  e vi stimo .......

Essenza e Legame l universo è più facile comprenderlo quando lo vedi con l Amore che contiene :)

Noi siamo uno dei tanti echi  di questo Grande Amore Universale

 

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Il 20/6/2017 at 17:36, Satori dice:

Mi viene in mente, a questo proposito, il romanzo "Il nome della rosa", una delle opere più artatamente mistificatrici mai concepite da mente umana

Sarei curioso di sapere il perché.
Non ho mai letto il libro ma vidi il film da bambino e  ricordo che mi piacque parecchio.. sopratutto l'interpretazione di Ron Perlman (interpretava Salvatore), che stimo parecchio.

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1 ora fa, jackjoliet dice:

Sarei curioso di sapere il perché.
Non ho mai letto il libro ma vidi il film da bambino e  ricordo che mi piacque parecchio.. sopratutto l'interpretazione di Ron Perlman (interpretava Salvatore), che stimo parecchio.

Caro J-J, sapere è potere. L'alfabetizzazione di massa - che tu ci creda o no, imposta al solo scopo di controllare le persone in modo più capillare ed effecace che per rmezzo della forza bruta - ha cambiato radicalmente le regole di dominazione. Nella maggior parte dei casi, da almeno un secolo a questa parte, non esistono racconti neutri, storie, così per passare il tempo. Nella totalità assoluta dei casi, non può verificarsi che "intellettuali" organici, come Eco, che è l'intellettò per eccellenza, facciano un solo respiro che non abbia una finalità ideologica. "Il nome della rosa" è purissima propaganda ideologica, un distillato da manuale di persuasione occulta e di falsificazione storica. E' anche a questo che serve studiare, J-J, a riconoscere a chilometri l'olezzo e la marca della vasellina usata.

Domani o dopo, ti parlo della faccenda; tuttavia, temo, dovrei prima fare un lungo preambolo su Occam e il nominalismo. Magari allegherò qualche link.

In ogni caso, ribadisco le due regole auree:

1°, l'indottriamento comincia dall'asilo; ergo, urge deprogrammazione.

2°, tutto ciò che i giornali mainstream passano come bene è male (in ogni caso, il male è meno malvagio di come dipinto), soprattutto il giornale più diffuso è prezioso; bisogna leggerlo capovolto.

Ecco, questa è la base. Ma senza studio, si è destinati lo stesso a rimanere ciechi.

Modificato: da Satori
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La domanda è caro Satori :cosa studiare? come studiare?  studiare con le regole canoniche vuol dire utilizzare il metodo scolastico imposto da un potere, a questo punto si brancola nel buio, da dove iniziare? cosa serve studiare e cosa non serve, se hai la fortuna di trovare subito il maestro saggio non sprecherai tempo , ma se disgraziatamente incontri quello sbagliato ti accorgerai con il tempo che qualche cosa non quadra, cercherai un nuovo maestro per ricominciare.

Non mi  fà paura ricominciare, mi preoccupa ricominciare con un altro maestro sbagliato.

 

felicità 

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Bisognerebbe organizzarsi in segreto.
Creare alcune linee guida, riunirsi in gruppi di ricerca, coinvolgere persone appartenenti a categorie sociali tipo impiegati in banca, medici, mastre/insegnanti di scuola media, con l'idea di immettere un po' di "anticorpi" in questa società malata..

 

tw_ev tw_ev

Inserita:

 

37 minuti fa, jackjoliet dice:

Bisognerebbe organizzarsi in segreto.
Creare alcune linee guida, riunirsi in gruppi di ricerca, coinvolgere persone appartenenti a categorie sociali tipo impiegati in banca, medici, mastre/insegnanti di scuola media, con l'idea di immettere un po' di "anticorpi" in questa società malata..

 

tw_ev tw_ev

Forse la Loggia era questo in partenza .....  o forse era proprio il contrario di questo e lo stiamo vivendo

stesso discorso riguardi gli Illuminati

Inserita:

@Emgus, J-J, Enio,

la questione sollevata, soprattutto e in modo diretto e radicale, da Emgus è di primaria importanza. 

Non mi piace parlare più di tanto di cose personali, ma stavolta credo che - proprio dato il tema - due paroline potrebbero essere utili.

Mi si creda, anche se potrà sembrare impossibile o almeno parecchio esagerato, ricordo ancora la serie di circostanze che mi portò, per la prima volta, a sospettare che nel mondo ci fosse qualcosa che non era come sembrava. Ecco la cosa che sembrerà impossibile è che avevo cinque anni, e facevo la prima elementare. Mi accorsi, semplicemente, che gli adulti, che un bambino vede onnipotenti, buoni e onniscienti, non erano alcuna delle tre cose, e, soprattutto, che mentivano. Qualunque cosa facessero, mentivano.

Oggi, la menzogna, diciamola tutta, è quasi considerata una virtù, è il propellente della scaltrezza, che è la via del successo, che è la sola cosa capace di colmare il vuoto, il solo valore.

Adolescente, cominciai a cercare alle rinfusa nei libri. Vedevo appeso ad una croce, nelle chiese, un uomo che aveva detto di sé: “Io sono la Via, la Verità, e la Vita”. Parlavo coi suoi rappresentanti in tonaca nera, riuscendo a stento a trattenere un moto di ribrezzo al solo star loro vicino. Ribrezzo che dura tuttora.

Al liceo, ebbi la sorte di avere un insegante di filosofia capace di farmi rimanere immobile con la bocca aperta, e capii che, se un modo esisteva, era quello. Altri si erano posti le stesse domande, altri avevano patito i miei tormenti. Capii che c’è sempre, per tutti, un bivio: da una parte la via facile; dall’altra quella difficile. Vidi che molti sceglievano la via facile, d’istinto scelsi quella difficile; sapevo da sempre che era quella giusta. Oggi so che è quella giusta. Come faccio a saperlo? Chi mi legge come sa le cose che sa?

Il fatto certissimo è che chi cerca la Verità finirà per cascarci dentro; e la Verità, altra cosa certissima, è sinonimo di libertà.

Oggi, con una quantità sterminata di letture alle spalle, potrei sembrare supponente se dicessi che la Verità non si trova sui libri, e allora sembrerò supponente. Però senza studio, senza apprendistato, si rimane a brucare l’erba. La Verità è letteralmente dentro di noi, sepolta sotto secoli di sporcizia e mistificazione.

Un filosofo del Vero? Senza dubbio alcuno il padre della filosofia: Platone. Leggerlo è il principio, e potrebbe essere anche la fine, per qualcuno.

 

Quanto al “Il nome della rosa”, credo sia meglio allegare un paio di link dove viene spiegata punto per punto in cosa consiste la falsificazione e la mistificazione del grande intellettuale. Nei link ci sono richiami a Occam, la patristica, Freud, Nietzsche, ecc… Tuttavia, con appena un po’ di attenzione, si riesce a cogliere l’essenza della questione. Una volta coltola (non si tratta solo di mistificazione intellettuale, ma veri falsi storici, menzogne, invenzioni spacciate per verità conclamate), non si può non rimanere sconcertati. Il gioco delle tre carte, a paragone, è una pia attività da galantuomini.

 

http://www.ilcattolico.it/catechesi/apologetica/contro-il-nome-della-rosa.html  

http://www.iltimone.org/34339,News.html

Buona lettura.

 

 

 

 

Inserita:
2 ore fa, jackjoliet dice:

"Mettere al bando" una falsità è il modo migliore e più diretto per darle credibilità. Piuttosto, giusto per insegnare cosa è scienza e cosa è pseudoscienza, metterei a confronto - davanti a platee di studenti - un darwinista e un antidarwinista. Presso condizioni di parità, un darwinista non accetterebbe mai. Alzano a voce, o quando posseggono in monopolio pulpiti e microfoni; oppure quando sono almeno tre contro uno. Meglio dieci contro uno. Sennò - nei rarissimi casi uno contro uno - abbandonano la partita, per "manifesta" indegnità dell'interlocutore.

Inserita: (modificato)

Facciamo mente locale dicevamo....." falsità " ok però c è anche il problema della realtà prospettica

e qui si complicano tutti i giochi....  perché troveremo verità uguali e contrarie in forma incontestabile

e la scienza su cui facciamo affidamento ci confonde e ci inganna direttamente o meno...

 

Modificato: da enio24
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5 ore fa, enio24 dice:

e qui si complicano tutti i giochi....  perché troveremo verità uguali e contrarie in forma incontestabile

Questa non l'ho capita: una cosa, qualsiasi sia la sua natura, può solo essere uguale a se stessa. Una mela diversa da una mela è un enunciato incomprensibile.

Ma, per la verità, ero entrato per postare un link; spero che i fatti incontestabili riferiti da Marco Mori inducano chi ha creduto in 5Stelle a riflettere.

 

Inserita: (modificato)

Si Mitico ma è l interpretazione Umana di quel se stessa che è già di per se prospettica

perché vedi  per il vitello è un prato verde ma  per l allevatore è il primo passo per arrivare ad una bistecca :) inoltre se vista da un vegetariano diventa una squallida storia di pancia

sono già tre modi diversi di respirare quel se stessa ....... 

Allora il se stesso Universale ?

Come determinarlo nella maniera più assoluta ?

Mettiamo giù una formula

 

Riguardo al link Marco Mori ha ragionato bene ......

Modificato: da enio24
Inserita: (modificato)
1 ora fa, enio24 dice:

Si Mitico ma è l interpretazione Umana di quel se stessa che è già di per se prospettica

perché vedi  per il vitello è un prato verde ma  per l allevatore è il primo passo per arrivare ad una bistecca :) inoltre se vista da un vegetariano diventa una squallida storia di pancia

sono già tre modi diversi di respirare quel se stessa ....... 

Allora il se stesso Universale ?

Come determinarlo nella maniera più assoluta ?

Mettiamo giù una formula

 

Riguardo al link Marco Mori ha ragionato bene ......

 

Facciamo un altro esempio banale ....portiamo un pettine ....oggetto semplice e primitivo

noto a tutti e riconosciuto in forma ovvia da qualsiasi terrestre ecco adesso immagina di

portarlo ad un alieno tipo un grigio che fin dal origine della sua esistenza non ha mai avuto capelli e non abbia ancora la tecnologia per arrivare su un altro pianeta e che nel suo i fattori generali siano molto differenti dal nostro ...ecco adesso quel pettine uguale a se stesso perde l essenza e lo scopo di chi l ha costruito se visto da occhio alieno

Aggiungerei anche che da ciò ne deriva che entità con essenza danno senso a materia senza essenza .........e più è potente tale entità e più avremo materia lavorata da essa attorno a noi.......... si ma con il senso che voleva dargli e non con il senso  utilizzato da noi

 

Allora il se stesso Universale ?

Capisci conta il senso  di chi sta a capo della piramide perché ha la maggioranza hahah

 

Come determinare il senso dato dalla cima della piramide nella maniera più assoluta ?

L istinto mi dice che la conoscenza che stiamo usando ci sta facendo vedere bene il nostro metro ma appanna di molto le prospettiche che ci permetterebbero  di guardare molto più in là

 

Mettiamo giù una formula:)

 

Riguardo al link Marco Mori ha ragionato bene ......

Modificato: da enio24
Inserita:

Allora, questo di cui parli fu già considerato da Aristotele, il padre della logica, a tutt'oggi considerato tra i maggiori logici della Storia, al pari di Godel.

In poche parole, è ovvio che il medesimo "oggetto" (astratto o fisico) può essere considerato da una molteplicità indefinita di punti di vista, e, non solo, in diversi momenti del tempo. Cosa riassunta nel principio base della logica:

"Una cosa non può essere e non essere contemporanamente e sotto lo stesso punto di vista"

Questo vuol dire che, fermo il punto di vista che la simultaneità, un oggetto non può essere diverso da se stesso.

P.s.

E comunque, Marco Mori ha ragione da vendere e anche da cedere in prestito.

Inserita: (modificato)

In Ultima direi che per la mela il ragionamento può andare ossia è sempre una mela  forma di vita vegetale definita dalla natura e vivente ma non può andare bene per gli oggetti opere frutto del uomo quindi non generate dalla natura quindi hanno senso solo per l uomo

quindi col marziano tu mitico non gli puoi dire un pettine è un pettine devi spiegargli il senso e il fine che gli diamo noi , e pensa se il pettine è composto di un materiale non percepito dalla gamma visiva del alieno a quel punto per noi c è per lui no alla vista.    

Poi come noi magari ha strumenti per focalizzarlo in base al suo livello scientifico come noi rileviamo con strumenti cose che l occhio non percepisce e troveremmo un punto d i contro

comunque attraverso la tecnologia e diremmo ok questo oggetto si trova in questo spazio effettivo ha una massa effettiva in questo  tempo effettivo ...se è quello che volevi intendere per un oggetto non può essere diverso da se stesso :D e sono d'accordo con te in questo senso

Adesso però mi sorge un altro dubbio ossia e se proprio lo spazio il tempo la massa l energia e la velocità siano frutto esclusivo del nostro modo di recepire la realtà e la nostra rovina legata ai soli 5 sensi

mentre forme di vita o civiltà eventualmente dotate di 10 -15 sensi si trovino davanti un universo più comprensibile e viaggino su metriche al di là della nostra immaginazione

 

tutto può essere diverso da se stesso in base ai sensi utilizzati dal corpo per sondare l ambiente  pensaci bene......

 

 

Buona Serata a tutti Voi  :)

 

Modificato: da enio24
Inserita: (modificato)

Forme di vita diverse dalla nostra, con differenti ingressi ed uscite sensoriali, avranno, analogamente, diverse elaborazioni del''input e conseguentemente dell'output (mi spiace per l'uso di termini inglesi, ma sono prevalenti in psicologia e scienze cognitive). Per conseguenza, ciò che noi, all'interno del nostro universo culturale, chiamiamo pettine, per altre forme di vita sarà cosa del tutto diversa; ma ciò non viola, anzi conferma, il principio di identità, giacché qualunque cosa sia il pettine per un marziano, non potrà essere altro che quello che è per lui.

Questo aspetto della questione è stato posto in forma radicale in un  celeberrimo articolo del 1974 di Thomas Nagel, "What is it like to be a bat?, ossia, cosa si prova a essere un pipistrello?. Qui ti allego un link con la traduzione. Secondo me, non è facilissimo capire fino in fondo la portata della questione sollevata da Nagel; fatto sta che - nella comunità filosofica e non solo - si parla di questo articolo da quasi mezzo secolo. Concordo con Nagel su molte cose da lui asserite, non ultimo sulla risposta alla domanda di cui al titolo. Nagel asserisce che non sapremo mai cosa prova un pipistrello a essere un pipistrello. Io sono d'accordo, con una riserva che qui non mi azzardo neppure a delineare.

 

http://www.coscienza.altervista.org/1_Coscienza/Academic/Filosofia/Doc____HTML/Cosa_si_prova_ad_essere_un_piistrello.htm

Modificato: da Satori
Inserita: (modificato)

Si Mitico conferma quello che dicevo io in modo più spartano e sintetico 

Conta il senso dato dal diretto interessato no come lo vuoi vedere a modo tuo Umano.

Empatia  ,Telepatia , Sensibilità mi aiutano a provare a sentirmi come la forma che sto osservando e capirla a fondo

per quello ti dicevo che la scienza in certi casi non serve a niente o perlomeno va abbinata ad altri sensi se no non entri in profondità al essenza reale ........

Per espandere l argomento visto che già cosi non bastava ha ha ha  metterei il principio

Sciamanico che preleva la Conoscenza passando Attraverso  l Essenza pura entrando in simbiosi

e non elaborando in forma soggettiva e mentale venendo ingannato ......dalla propia soggettività

 

:)

 

Modificato: da enio24
Inserita:

Non c'entra la modestia e neppure l'umiltà. So da sempre che non ho alcuna autorità per insegnare alcunché ad alcuno, tranne che ai miei figli. E anche in questo caso, con moderazione. Il fondamento degli insegnamenti ai miei figli è il seguente:

prima di volare bisogna imparare a correre;

prima di correre bisogna imparare a camminare;

prima di camminare bisogna imparare a stare in piedi;

prima di stare in piedi bisogna imparare a stare seduti;

prima di stare seduti bisogma imparare a stare distesi.

A molti sembrerà un programma banale, pazienza.

il fondamento del sapere è la resa davanti a "A = A".

Inserita: (modificato)

L intendi  come una delle formule base per arrivare alle formule più complesse...

Ma quel punto allunga la strada al genio naturale es mettiamo un

Mozart fa tutto in giovanissima età e non sapeva ancora fare tante altre cose ma è capitato anche con altri geni perché le loro menti acutizzano solo alcuni rami celebrali e li eccedono...

ma poi li stessi geni posti davanti al uso di altre  capacita sempre mentali  di vario genere si perdono in un bicchiere d acqua  mostrano che non avevano l uso di una sfera completa in maniera uniforme  ma solo di aver acutizzato qualche raggio

L insegnamento oggettivo rivolto alla media umana è una base e un riferimento indispensabile  ma lo stesso può essere un danno e un freno per chi e capace di saltare gli schemi con la genialità

perché predisposto a volare prima di camminare......... per tenere riferimento allo schema paterno che comprendo e approvo :)

 

P:S:

Quello che noi chiamiamo insegnamento mette sonno a molte di queste persone geniali  :D

Modificato: da enio24
Inserita:
Il 18/6/2017 at 18:09, Satori dice:

La questione fu affrontata in modo magistrale da Platone, nella sua cosiddetta “teoria della linea”, nel mito della caverna, e altrove. Per facilitare che ci segue (i soliti tre asceti) allego due link con una buona epitome; uno Wikipedia, e l’altro un sito generalista, avendo cura di sottolineare (con decisione) che il significato attribuito da Platone e dai greci, ma direi da tutti (fino a Galileo), al termine “Scienza”-“Episteme” non ha nulla in comune con l’accezione moderna*

 

Ciao Satori, 
Volevo andare a rileggere il secondo di quei due link che avevi postato, ma mi sono accorto che nel tuo post non è c'è più.. potresti fornircelo di nuovo?

Inoltre mi aveva incuriosito quel pensiero di  Willard Van Orman Quine:


"gli atomi non hanno maggior esistenza degli dei di Omero”

E sono andato a cercare anche questo.. ho trovato solo la versione inglese, e anche se la cosa non modifica per niente tutta l'architettura delle tue argomentazioni, mi sembra che Quine non volesse intendere esattamente quello che hai virgolettato:

" "Physical objects are conceptually imported into the situation as convenient intermediaries-not by definition in terms of experience, but simply as irreducible posits comparable, epistemologically, to the gods of Homer. For my part I do, qua lay physicist, believe in physical objects and not in Homer's gods; and I consider it a scientific error to believe otherwise. But in point of epistemological footing the physical objects and the gods differ only in degree and not in kind. Both sorts of entities enter our conception only as cultural posits. The myth of physical objects is epistemologically superior to most in that it has proved more efficacious than other myths as a device for working a manageable structure into the flux of experience. "


Comunque riconosco i miei limiti già quando ci esprimiamo in italiano, figuriamoci in inglese.. magari sto equivocando tutto

Inserita: (modificato)

J-J, come è possibile che un link sia scomparso? In ogni caso, dato il "caos deterministico" che connota i miei archivi mentali, non ricordo più quale link avevo allegato.

In Quine occorre distinguere tra la definizione generale di "oggetto fisico" (che, effettivamente, non è affatto così ovvia come potrebbe apparire), e quella degli "oggetti" dell'universo particellare. Per semplificare di molto, e semmai poi approfondiamo, abbiamo questi due casi.

Primo caso, quale che sia la definizione di mela, non pare esserci dubbio che ciò che noi intendiamo per tale è uguale a ciò che intendevano gli antichi.

Secondo caso, l'atomo: nessuno finora ne ha mai visto uno. A coloro che sostengono il contrario (che ad esempio sia possibile vedere atomi con i cosiddetti microscopi HRTEM), rispondo che usano il termine “vedere” in modo del tutto improprio, visto che la tecnica denominata tunnelling è la ricostruzione di un processo, più che la foto di un oggetto. Ma su questo, sicuramente, Rafelnikov ha tutto da insegnarci. Pertanto, dato che nessuno sa (nello stesso senso in cui si sa cosa è una mela) cos’è un atomo, Quine sostiene che esso abbia la stessa ontologia degli dei olimpici, salvo, forse, la differenza di grado. La cosa può sembrare sorprendente al “profano”, che vive nell’illusione che la realtà sia una cosa messa là fuori, oltre il recinto della nostra pelle, in attesa di essere vista. A dire il vero, si è sempre saputo che non è così, da molto prima che ce lo spiegasse Quine e la psicologia del secolo scorso, almeno quella buona. Aggiungo, comunque, che per il sottoscritto, gli dei sono entità reali, non meno (anzi più) del gorgonzola e delle fitusissime tasse e degli ancor più fitusi tassaioli.    

Modificato: da Satori

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